Nicolamaria Coppola Epos: Secondo lei, stiamo assistendo alla nascita di politiche settarie in Medio Oriente? La religione è sempre più una fonte di tensioni all’interno e tra i paesi? Può la religione essere una forza costruttiva per la pace e il dialogo? E in tal caso, come?
Antonella Appiano: Senza dubbio oggi, uno degli elementi- chiave dei conflitti in Medio Oriente, è la tensione tra Sunniti e Sciiti. In Iraq, per esempio, il Paese e la sua politica sono divisi tra sunniti e sciiti, fattore che è -anche in parte – ciò che ha permesso allo Stato Islamico di crescere tra la minoranza sunnita nell’area. Ma la religione è solo la punta di un iceberg, quella visibile agli occhi di tutti: sotto c’è molto di più che è invisibile alla maggior parte della gente. I vari conflitti non sono di religione, anche se sono palesati lungo linee religiose.
Il punto cruciale della questione è il potere, il territorio. La lotta per l’influenza nell’area, tra l’Iran e l’Arabia Saudita e i rispettivi alleati.
La religione, contrariamente a quando molti mass media occidentali sostengono, non è il movente di guerre e atti terroristici. Ma piuttosto lo strumento per legittimare una serie di azioni, un’arma di propaganda per nascondere conflitti di potere. Riguardo al terrorismo esiste di sicuro un certo fanatismo religioso che si fonda sulla provocazione, una peculiarità dell’ideologia salafita su cui si basano le cellule terroristiche. La loro intenzione è chiara: strumentalizzare la religione a fini sovversivi, attribuendo all’Occidente la responsabilità del degrado mondiale. Senza dubbio, la propaganda integralista sfrutta la critica anticolonialista e terzomondista, per far presa su quelle masse che soffrono di arretratezza e frustrazione
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➥ “How the arab revolts have changed the Middle East” – Epos converses with Antonella Appiano (in inglese)
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