In genere, viene definito nomade “contemporaneo,” chi decide di cambiare continuamente Paese, passando da un luogo all’altro, senza un indirizzo fisso e senza proprietà. Un nomade viaggia per il mondo guidato dall’istinto, sapendo cogliere gli indizi che lo portano alla scoperta di cose impreviste, non cercate.
E’ difficile però essere “davvero” nomade: vivere senza una casa in senso tradizionale, lasciare un lavoro sicuro per occupazioni temporanee…
Ma si può essere nomadi anche imparando a viaggiare in “stile nomade”, viaggiando leggeri, meglio con un biglietto di sola andata, senza pregiudizi, con la voglia di conoscere altri luoghi, altre culture, altra gente. O vivendo per un po’ di tempo in un paese straniero come una persona del posto, sperimentando davvero il Paese e la sua cultura: lo stile di vita nomade è una sfida che apre la mente e l’anima.
Perché essere un nomade di oggi è soprattutto uno “stato mentale”. Significa indipendenza e libertà. Nuove esperienze, contatti, opportunità, esperimenti.
Bisogna, prima di tutto, rifiutarsi di adagiarsi negli automatismi di sensazioni, pensieri, luoghi comuni .
E provare il desiderio e la curiosità di affrontare i problemi e le situazioni con apertura, disponibilità a discutere in maniera critica: per cercare di capire il mondo e l’”altro”, il diverso da noi.
Essere un nomade di oggi, significa anche credere nel dialogo tra civiltà, culture, fedi religiose. Solo così saremo in grado di conoscere la grande varietà delle credenze e dei “credo”, quelle di usi e costumi. Solo così si acquista l’attitudine per le lingue straniere, la voglia di assaporare cibo diverso dal nostro e d’ imparare dagli altri chi sono e che cosa pensano veramente. Si può cogliere il meglio degli altri, al fine di costruire noi stessi. E incontrando un sacco di gente, svilupperemo le nostre relazioni sociali nel mondo.
Quindi, «viaggiamo e viviamo non per sfuggire la vita, ma perché la vita non ci sfugga » ( cit) e saremo veri e propri nomadi contemporanei.
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